« Era difficile prima della guerra, terribile durante la guerra, ma è peggio adesso »
Un lavoratore migrante nigeriano, in Libia da 5 anni, detenuto in un centro da 5 mesi

 11 ottobre 2012 – Mentre la situazione in Libia sembra ancora instabile, la FIDH, Migreurop e Justice Sans Frontières pour les Migrants (JSFM) pubblicano un rapporto agghiacciante sulla situazione dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo, quelli di origine sub-sahariana, in Libia. Il rapporto riporta di violazioni flagranti e generalizzate dei diritti umani fondamentali di cui sono vittime i migranti, in balia di milizie fuori controllo.

Traccia allo stesso tempo un’analisi critica del ruolo dell’Unione europea e dei suoi Stati membri nella definizione e l’applicazione delle politiche migratorie in Libia. Mentre l’UE è impegnata nella negoziazione di nuovi accordi di cooperazione con la Libia, le nostre organizzazioni chiedono ad entrambe le parti di privilegiare la protezione dei diritti umani agli obiettivi di controllo dei flussi migratori.

Il rapporto è il risultato di una missione di inchiesta, realizzata a giugno 2012, durante la quale le nostre organizzazioni hanno visitato 7 centri di detenzione, a Tripoli, Bengasi e nella regione di Djebel Nafoussa.

Link al Rapporto FIDH in inglese e francese.

Polo naturale di attrazione delle migrazioni intra-africane


Prima della guerra in Libia, i lavoratori migranti costituivano quasi un terzo della popolazione. Il conflitto ha provocato un esodo di massa, in condizioni documentate dalla FIDH in un precedente rapporto1. Oggi, la fase di ricostruzione attira di nuovo i migranti.

« Soltanto un’esigua minoranza cerca di raggiungere l’Europa. Si tratta essenzialmente di persone in fuga dai conflitti o dalla repressione nel Corno d’Africa che sono alla ricerca di una protezione internazionale che la Libia, che non ha ancora ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status di rifugiato e non ha alcun sistema d’asilo, non è in grado di offrire », ha dichiarato Messaoud Romdhani, vice Presidente della Lega tunisina dei diritti dell’uomo. La lista delle intercettazioni in mare effettuate dalla guardia-costiera libica è stata fornita alla delegazione e conferma questa constatazione: quasi la totalità delle persone intercettate sono potenziali rifugiati di origine somala o eritrea.

I migranti in mano alle milizie


Il viaggio dei migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana che entrano in Libia dal sud è particolarmente pericoloso : sono spesso vittime di reti di trafficanti, di estorsioni e violenze, abbandonati nel deserto o respinti alle frontiere. In Libia, gli stranieri considerati « illegali » rischiano di essere catturati ai check point o arrestati nelle loro abitazioni o luoghi di lavoro da gruppi di ex ribelli (Katiba), al di fuori di qualsiasi controllo da parte delle autorità governative.

Si fanno arresti mirati e discriminatori e i migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana sono i primi ad essere presi di mira. Sullo sfondo, un razzismo radicato e diffuso. Come ha dichiarato alla delegazione un dirigente di una katiba denominata « Libia libera »: « La cosa più importante oggi è « ripulire » il paese dagli stranieri che non sono in regola e mettere fine alle pratiche di Gheddafi che lasciava entrare molti africani in Libia. Non vogliamo più che queste persone portino qui malattie e criminalità ».

Detenzione arbitraria e illimitata


Migliaia di migranti sono oggi detenuti nei campi gestiti dalle katiba senza alcuna prospettiva di soluzione legale o possibilità di ricorrere a istanze nazionali o internazionali per uscirne. « Le condizioni di vita in questi campi sono inumani e degradanti. Le celle sono sovraffollate, le possibilità di uscire all’aria aperta eccezionali e i detenuti subiscono quotidianamente l’arbitrarietà e la brutalità delle guardie », dichiara Sara Prestianni, membro di Migreurop e di JSFM.

« Abbiamo anche constatato che datori di lavoro esterni, con la complicità delle guardie dei centri, reclutano i detenuti per lavorare nei cantieri o nei campi. Queste modalità di reclutamento si avvicinano al lavoro forzato. I migranti non sanno per quanto tempo dovranno lavorare, né se saranno pagati », ha aggiunto Geneviève Jacques, membro della Presidenza internazionale della FIDH.

Responsabilità dell’Unione europea e degli Stati membri


In questi centri, la missione ha incontrato persone detenute dopo essere state intercettate su imbarcazioni di fortuna nel Mediterraneo. Le loro testimonianze inducono a supporre che i respingimenti verso la Libia proseguono in violazione delle norme internazionali (ricordate in una sentenza recente della Corte europea dei diritti dell’uomo, Hirsi vs Italia, 23 febbraio 2012). Il rapporto mostra ugualmente che la Libia è parte integrante del sistema europeo di esternalizzazione dei controlli di frontiera per impedire gli arrivi dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo sul territorio europeo e come questo sistema si stia rinnovando nel quadro dei negoziati in corso con le nuove autorità libiche.

La FIDH, Migreurop e JSFM ricordano la corresponsabilità della Libia, dell’Unione europea, dei suoi Stati membri e dei paesi d’origine dei migranti e raccomandano:

Alle autorità libiche

  • Di porre immediatamente agli arresti e le detenzioni arbitrarie ad opera dei gruppi di ex ribelli e di riprendere il controllo sulle questioni legate all’immigrazione.
  • Di chiudere immediatamente i centri di detenzione per migranti che sono luoghi dove le condizioni di vita rappresentano una violazione della dignità umana.
  • Di regolarizzare la situazione amministrativa dei migranti detenuti che desiderano lavorare in Libia.
  • Di impedire immediatamente le pratiche del  « lavoro forzato ».
  • Di elaborare una politica migratoria che si inscriva nel quadro di uno Stato di diritto e nel rispetto del diritto internazionale e marchi una vera rottura con le politiche repressive, mortali ed illegali del periodo precedente.

All’Unione europea e ai suoi Stati membri

  • Di sospendere tutte le attività di cooperazione in materia migratoria con la Libia in assenza di misure che garantiscano la protezione dei diritti umani in questo paese.
  • Di rinegoziare accordi di cooperazione nel pieno rispetto del diritto internazionale ed europeo relativo ai diritti umani e di rendere pubblici gli accordi.
  • Di rinunciare a qualsiasi misura il cui obiettivo o i cui effetti impediscano il pieno esercizio dei diritti da parte dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati presenti sul territorio libico.
  • Di mettere fine alle politiche di esternalizzazione dei controlli delle frontiere europee nei paesi vicini e, in particolare, in Libia.
  • Di assicurare il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale nell’applicazione delle politiche migratorie.

Agli Stati africani di origine dei migranti

  • Di vegliare sul rispetto dei diritti fondamentali dei loro cittadini immigrati in Libia e di assicurare la loro difesa e protezione in caso di violazione di questi diritti.
  • Nell’immediato, di esigere dalle autorità libiche la liberazione dei loro cittadini dai centri di detenzione dove subiscono trattamenti inumani e degradanti, così come la condanna di tutte le pratiche e attitudini xenofobe che stigmatizzano i cittadini dell’Africa sub-sahariana.

 

Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH)
Justice Sans Frontières pour les Migrants (JSFM)
Migreurop