di Maria Paola Costantini

Il 13 gennaio 2022, la Corte suprema regionale di Coblenza ha emesso una sentenza nei confronti di Anwar Raslan, ex colonnello dell’agenzia di intelligence interna della Siria, con un ruolo di primo piano nella repressione del dissenso politico in Siria, nel famigerato dipartimento 251 di Damasco, la prigione siriana nota per l’efferatezza dei trattamenti.

Il processo è iniziato nell’aprile 2020 con l’accusa di complicità in crimini contro l’umanità e in particolare di tortura, omicidi e violenze sessuali, detenzioni illegali e violenze fisiche compiute in Siria tra il 29 aprile 2011 e il 7 settembre 2012, periodo durante il quale l’ex colonnello prestava servizio come capo della sezione investigativa nel carcere di al-Khatib, presso Damasco. E’ stato riconosciuto colpevole per complicità nell’omicidio di 27 persone e di tortura per oltre 4000 persone). Il processo è durato 21 mesi, 108 udienze e con 80 testimoni. Hanno partecipato ONG e Associazioni internazionali

La decisione, che rappresenta la prima condanna al mondo per crimini internazionali, si fonda sul principio della giurisdizione universale, sancito dal paragrafo 1 del Codice tedesco dei crimini contro il diritto internazionale. Mediante l’applicazione di tale principio è consentito sia avviare indagini che perseguire crimini internazionali commessi all’estero anche se non sussiste alcun legame con il paese in cui si celebra, ossia senza che risultino integrati né il criterio di personalità attiva o passiva, né quello territoriale. Il procedimento si inserisce nelle c.d. “indagini strutturali” (Strukturverfahren) svolte dalle autorità tedesche, con la preziosa collaborazione di avvocati ed organizzazioni a tutela dei diritti umani, per i crimini internazionali commessi nel contesto del conflitto siriano. Basarsi sul principio della giurisdizione universale ha consentito di accertare le gravi violazioni del diritto penale internazionale, Tale accertamento non sarebbe stato possibile all’interno della giurisdizione della Corte penale internazionale in quanto la Siria non ha aderito allo Statuto della Corte.

Il principio di diritto invocato considera punibili i crimini contro l’umanità, ovunque commesse purché l’imputato sia in aula. Può essere di interessi menzionare il fatto che Raslan aveva ottenuto asilo politico in Germania nel 2014. Ma è stato riconosciuto e poi denunciato da una sua vittima con l’aiuto della polizia tedesca.

Va inoltre posto in risalto che è per la volta che si arriva a una condanna per iniziativa delle vittime e non di Stati. Tali vittime sono state presenti per tutto il procedimento.

Processi analoghi sono stati aperti anche in Austria, Norvegia e Svezia. La Germania e le sue corti avevano già promosso procedimenti per il genocidio degli Yazidi, per il Ruanda e per i masssacri nella Repubblica democratica del Congo.