di Letizia Valentina Lo Giudice

È stato approvato in Commissione giustizia alla Camera dei deputati il testo del disegno di legge volto a rendere universale il reato di gestazione per altri.

L’attuale formulazione dell’art. 12 comma 6 L. 40 del 2004 prevede che “chiunque in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da 3 mesi a 2 anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”. Il testo base del disegno di legge prevedeva che a questo comma venisse aggiunto l’inciso “le pene stabilite dal presente comma si applicano anche se il fatto è commesso all’estero”. Il testo licenziato in Commissione prevede invece un correttivo in luogo dell’interpolazione recata dal testo base: “se i fatti di cui al periodo precedente sono commessi all’estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana“.

Saranno, dunque puniti per la commissione di tale reato, i soli cittadini italiani che a qualsiasi titolo realizzeranno le condotte descritte dall’art. 12 comma 6 L. 40/04.

In concomitanza alla prima approvazione di questo testo, il Tribunale di Milano ha invece ordinato al Comune la trascrizione dell’atto di nascita di un bambino nato da coppia omogenitoriale italiana a seguito di gestazione per altri portata a termine negli Stati Uniti. La pronuncia origina dal ricorso presentato dal padre intenzionale a seguito della prematura morte del padre biologico del minore – unico a essere stato riconosciuto dalla legge italiana quale genitore. Nell’attesa di leggere le motivazioni del provvedimento, questa decisione innovativa, sintomo di una giurisprudenza in continua evoluzione, imprime la rotta che i Sindaci e i Giudici di merito dovranno seguire nel tutelare l’interesse superiore del minore ogni qual volta – nel silenzio della legge – questi rischi irragionevolmente di essere privato dei suoi rapporti affettivi più significativi.

Pur se casuale, la concorrenza temporale tra questi due accadimenti mostra con evidenza quanto ampia e incolmabile appaia ora la distanza tra il legislatore, il diritto vivente e i bisogni della collettività.