di Alessio Sangiorgi

Nella seduta del 26 aprile u.s., l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione storica (la n. 76/262) che mira a far rendere conto ai cinque membri permanenti del Consiglio in caso di uso del potere di veto.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso che si riunirà automaticamente entro 10 giorni nell’ipotesi in cui il diritto di veto di cui all’art. 27 della Carta delle Nazioni Unite sia usato nel Consiglio di Sicurezza da uno dei cinque membri permanenti (che come noto sono Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti).

La risoluzione arriva sulla scia dell’uso del veto da parte della Russia nel Consiglio di Sicurezza, il giorno dopo aver invaso l’Ucraina, a fronte di una risoluzione che chiedeva il suo ritiro incondizionato dal paese.

A nome di 83 cosponsor, l’ambasciatore del Liechtenstein all’ONU, Christian Wenaweser, ha presentato la bozza di risoluzione dal titolo “Standing mandate for a General Assembly debate when a veto is cast in the Security Council”, poi adottata per consenso.

La risoluzione, che avrà effetto immediato, accorda eccezionalmente la precedenza agli Stati che hanno posto il veto nel successivo dibattito dell’Assemblea Generale, invitandoli così a rendere conto delle circostanze che hanno portato all’uso del veto. Inoltre, il Consiglio è invitato presentare una relazione speciale all’Assemblea sull’uso del veto in questione, almeno 72 ore prima della relativa discussione.

Il Liechtenstein ha iniziato a lavorare sull’iniziativa di discutere in Assemblea in caso di esercizio del potere di veto più di due anni fa, insieme a un gruppo di Stati, in ragione di una crescente preoccupazione sull’operatività del Consiglio di Sicurezza, che negli ultimi anni (dopo lo sblocco degli anni ’90, a seguito della fine della guerra fredda), ha nuovamente riscontrato maggiori difficoltà nello svolgere il suo mandato; l’aumento dell’uso del potere di veto ne è l’espressione più evidente.

Gli stati sponsor della risoluzione hanno rimarcato che, tenuto conto che, ai sensi del Capitolo VII della Carta, spetta al Consiglio di sicurezza la responsabilità primaria per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, i membri del Consiglio, e in particolare i membri permanenti che hanno il potere di veto, hanno la responsabilità di agire al fine di realizzare “the purposes and principles of the UN Charter at all times”.

L’idea è quindi di dare voce a tutti gli Stati membri, e quindi di ricorrere alla via del multilateralismo, quando il Consiglio di Sicurezza non è in grado di agire, in conformità con le funzioni e i poteri che la Carta prevede per l’Assemblea, e in particolare con l’art. 10 (ai sensi del quale l’Assemblea “può discutere qualsiasi questione od argomento che rientri nei fini del presente Statuto, o che abbia riferimento ai poteri ed alle funzioni degli organi previsti dal presente Statuto” e “può fare raccomandazioni ai Membri delle Nazioni Unite od al Consiglio di Sicurezza, o agli uni ed all’altro, su qualsiasi di tali questioni od argomenti”).

L’esigenza di una riforma delle Nazioni Unite e del sistema di voto nel Consiglio di sicurezza è in agenda da lungo tempo, e svariate sono state le proposte di riforma e i gruppi di lavoro sul punto. Oggi il tema è tornato alla ribalta ed è particolarmente sentito al fine di continuare ad assicurare un ruolo centrale alle Nazioni Unite nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionali.