di Adriana Raimondi
Rafforzare la capacità della società civile di sostenere le vittime di crimini d’odio contro le persone LGBTQI+: è questo l’obiettivo del progetto europeo ENACT – Enhancing the capacity of civil society organisations to support victims of anti-LGBTQI hate crimes, finanziato dall’Unione europea e coordinato in Italia da Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI.
Il progetto, realizzato in collaborazione con partner europei come l’Universitat de Girona (Spagna), l’Hatter Society (Ungheria), il Peace Institute (Slovenia), la Lithuanian Gay League (Lituania) e KMOP (Grecia), mira a rafforzare, appunto, il supporto alle vittime di crimini d’odio anti-LGBTQI+ e a costruire un sistema multilivello di supporto in tutta Europa.
L’orientamento sessuale e l’identità di genere rappresentano ancora oggi una delle principali cause di crimini d’odio in Europa. Eppure, circa l’80% delle persone LGBTQI+ nell’Unione Europea non denuncia gli episodi subiti, spesso per la mancanza di fiducia nelle autorità o per il timore di essere vittimizzate nuovamente in sede giudiziaria. ENACT affronta questa sfida promuovendo meccanismi di cooperazione virtuosa tra le organizzazioni della società civile e le autorità pubbliche, al fine di garantire alle vittime un sostegno concreto, contrastando altresì i fenomeni di vittimizzazione secondaria.
Il progetto adotta un approccio intersezionale, riconoscendo le molteplici dimensioni della discriminazione e ponendo al centro le persone più esposte: migranti, rifugiati, persone transgender e non binarie, giovani e individui in condizioni di vulnerabilità socioeconomica. L’obiettivo è migliorare la consapevolezza dei diritti delle vittime e rendere più efficiente il sistema di supporto a loro disposizione. Per farlo, ENACT prevede alcune attività chiave: la mappatura dei servizi esistenti per le vittime di crimini d’odio anti-LGBTQI+ nei Paesi partner, l’analisi delle esperienze delle vittime e delle prospettive dei professionisti del settore, la promozione della cooperazione tra enti pubblici e società civile attraverso workshop nazionali e lo sviluppo di un modulo di formazione online rivolto alle forze dell’ordine e agli operatori della giustizia.
In Italia, l’avv.ta Stefania Santilli e la prof.ssa Alice Sophie Sarcinelli, hanno condotto una serie di interviste qualitative con sopravvissuti a crimini d’odio e con professionisti del settore legale, sociale e psicologico. Dall’analisi di queste testimonianze è nato il Rapporto nazionale italiano ENACT 2025, disponibile on-line in open access, con cui viene offerto un quadro esaustivo della gravità del fenomeno nel nostro Paese.
La ricerca evidenzia un drammatico fenomeno di under-reporting che coinvolge le vittime di crimi d’odio. Molte persone non conoscono i propri diritti, temono ripercussioni, o non si sentono abbastanza tutelate. Tra i principali ostacoli emergono la sfiducia nelle forze dell’ordine, la paura di non essere credute, la mancanza di informazioni su dove e come denunciare, nonché le barriere linguistiche e culturali che colpiscono in modo particolare le persone migranti. Gli episodi raccontati spaziano dalle microaggressioni quotidiane alla violenza domestica, dalle discriminazioni sul lavoro ai casi di stalking, diffamazione e revenge porn. Le persone transgender e gender-fluid, così come i rifugiati e i richiedenti asilo, risultano i gruppi più esposti, spesso vittime di una doppia o tripla discriminazione.
I professionisti intervistati confermano l’esistenza di gravi barriere strutturali: mancano coordinamento tra i servizi, formazione adeguata e procedure standardizzate per l’accoglienza delle vittime LGBTQI+. Spesso le persone non trovano un ambiente sicuro e inclusivo al momento della denuncia e subiscono un’ulteriore forma di marginalizzazione all’interno delle istituzioni. È evidente la necessità di un cambiamento culturale e istituzionale profondo, che parta dalla formazione obbligatoria per forze dell’ordine, avvocati, magistrati, insegnanti e operatori sociali.
Il progetto ENACT assume un’importanza particolare in Italia, dove manca ancora una legislazione specifica sui crimini d’odio basati su orientamento sessuale o identità di genere, e dove i dati mostrano un preoccupante aumento di tali episodi. Secondo le organizzazioni coinvolte, il clima politico e culturale sempre più ostile rende ancora più urgente agire per contrastare il fenomeno, spesso ampiamente sottostimato.
La protezione delle vittime, per essere effettiva, deve necessariamente passare dalla costruzione di un sistema che sia innanzitutto in grado di riconoscere e rispondere ai loro bisogni specifici.
Il progetto ENACT si impegna in questo senso, proponendosi di formare operatori più consapevoli, sensibilizzare sul tema dei crimini di odio e supportare le vittime.
Alcuni componenti del team italiano hanno sviluppato un modello formativo efficace, sperimentato nel corso di due giornate svoltesi, l’una, a Napoli, con l’attiva partecipazione dell’Ordine degli avvocati napoletano che ha attribuito i crediti formativi all’iniziativa, e, l’altra, da remoto.
Nell’ambito del quadro delineato si è svolta il 24 ottobre, presso l’Auditorium Studio Trabucchi di Padova, una giornata dedicata a fornire informazioni, strumenti di tutela e supporto a tutte le persone che abbiano vissuto esperienze di discriminazione o violenza legate all’orientamento sessuale o all’identità di genere.
L’evento conclusivo del progetto si è tenuto a Girona il 13 novembre 2025, con una conferenza dal titolo “How to improve the Support System for Survivors of Anti-LGBTQI+ Hate Crimes”.





