di Giovanni Villari

In una dichiarazione sul rapporto tra diritti umani e pass vaccinale et similia, il Comitato di bioetica del Consiglio d’Europa distingue tra scopi medici e non medici per l’utilizzo di tali “pass” ed esamina le questioni etiche e quelle relative alla tutela dei diritti umani, tenendo conto delle conoscenze scientifiche ancora limitate sul punto.

Il Comitato concorda con le conclusioni della Segretaria generale del Consiglio d’Europa, secondo cui “la lotta contro l’attuale pandemia richiede innanzitutto un aumento degli sforzi nella produzione e somministrazione di vaccini, con particolare attenzione alle persone in situazioni vulnerabili, in modo che le restrizioni alle libertà individuali e altri vincoli imposti possano essere progressivamente rivisti, man mano che la popolazione acquisisce una più ampia immunità, tenendo conto delle conoscenze scientifiche acquisite”.

Tuttavia, il Comitato di bioetica ricorda che i suddetti sviluppi non dovrebbero precludere il rigoroso rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. In particolare, non può verificarsi alcuna discriminazione ingiustificata basata sul fatto che una persona non sia stata vaccinata, qualunque ne sia il motivo.

Pur ricordando, naturalmente, l’importanza della lotta contro la pandemia, va anche evidenziata la necessità di mettere a disposizione valide alternative all’uso di strumenti come pass et similia, il cui uso non può in alcun modo essere reso obbligatorio.

Infine, sebbene la creazione di sistemi di informazione (banche dati) sia necessaria per la lotta contro il coronavirus al fine di monitorare l’organizzazione delle campagne di vaccinazione, si deve sempre fare attenzione alla circostanza che questi sistemi si basano su dati più che sensibili.

Pertanto, l’uso di tutti gli strumenti digitali volti a limitare i contagi, inclusi quelli che richiedono il trattamento dei dati sulle vaccinazioni e sui test risultati negativi, deve rispettare i principi di necessità, proporzionalità e non discriminazione. In particolare, le banche dati che contengono dati sensibili dovrebbero essere utilizzate in stretta conformità con la legge sulla protezione dei dati.

A tal fine, il Comitato raccomanda soluzioni decentralizzate sia per l’archiviazione dei dati contenuti in questi certificati, per esempio sui dispositivi mobili degli utenti, sia per i dati raccolti dai sistemi informatici nazionali che supportano i programmi di vaccinazione.