Di Alessandro Di Pietrantonio

Questo mese l’escalation delle ostilità nel nord della Siria ha provocato il coinvolgimento nel conflitto della popolazione civile, con diversi morti. Questo preoccupante sviluppo è stato anche segnato dall’uccisione, avvenuta il 7 ottobre nella zona orientale di Aleppo, di un attivista e di sua moglie incinta; i due sono stati uccisi con diversi colpi di arma da fuoco nella località di al-Bab. L’attivista aveva organizzato sit-in e manifestazioni contro le azioni dei gruppi armati affiliati alla Turchia nella zona, che includevano il sequestro e l’occupazione delle abitazioni. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso forte preoccupazione per l’intera popolazione colpita dai combattimenti e per l’ulteriore sfollamento di massa dei civili.

Il timore è che quest’ultima intensificazione delle ostilità, che vede diverse parti coinvolte, in particolare Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) e alcuni gruppi armati affiliati alla Turchia, possa diffondersi e avere un impatto su altre aree della Siria settentrionale, tra cui Aleppo e Idlib.  In un periodo di sette giorni, dal 12 al 18 ottobre, l’Ufficio dell’Alto Commissariato ha potuto verificare l’uccisione di almeno sette civili, tra cui quattro donne e tre bambini, nel nord della Siria. Almeno altri undici civili sono stati feriti, due donne, sette uomini e due bambini. Il numero totale di civili uccisi e feriti potrebbe anche essere più alto. Gli scontri si sono verificati nelle aree nei dintorni delle città di al-Bab, Afrin e Kafr Janna, così come in altre aree nel nord di Aleppo.

È fondamentale che tutte le parti del conflitto prestino costantemente grande attenzione per evitare il coinvolgimento dei civili e risparmiare la popolazione, adottando tutte le precauzioni possibili per evitare, o comunque ridurre al minimo, le perdite accidentali di vite umane. Dal punto di vista del diritto internazionale, particolarmente allarmanti sono anche le notizie degli attacchi aerei che colpiscono le aree residenziali, rappresentando una chiara violazione del divieto di attacchi indiscriminati. Le parti che esercitano la funzione di governo o comunque un controllo effettivo delle aree in questione dovrebbero impegnarsi per assicurare che il diritto alla vita sia rispettato e protetto, garantendo al contempo i diritti fondamentali come la libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione.

La speranza è che tutti gli Stati, in particolare quelli che controllano i gruppi armati o sono in qualche modo collegati alle parti del conflitto, facciano il possibile per garantire una progressiva riduzione delle operazioni militari e per garantire la protezione dei civili nel nord della Siria. Tutti gli sforzi dovrebbero essere fatti per raggiungere una soluzione politica sostenibile per tutte le parti in causa, tenendo sempre al centro del dibattito la piena protezione di tutti i civili.