di Adriana Raimondi

La procura di Agrigento ha chiesto al Gip l’archiviazione delle indagini sul caso Mare Jonio, la nave della Ong Mediterranea che a maggio 2019 salvò trenta migranti in mare, sbarcando poi sulle coste di Lampedusa e trasgredendo così alle direttive impartite dall’allora ministro degli interni, che imponeva lo sbarco in Libia.

La Mare Jonio, una volta attraccata a Lampedusa, veniva posta sotto sequestro e iniziavano così le indagini per favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina e per due violazioni del codice della navigazione a carico del comandante della nave e del capomissione di Mediterranea saving Humans per il soccorso effettuato in data 9 maggio 2019.

La ong Mediterranea ha reso note alcune delle motivazioni a sostegno della richiesta di archiviazione.

In primo luogo secondo la procura è stato assolutamente corretto non comunicare e tantomeno sottoporsi al coordinamento con le autorità di Tripoli, non potendo in nessun modo considerarsi la Libia un porto sicuro; altrettanto giusta è stata quindi la decisione di richiedere il porto sicuro di sbarco alle autorità italiane e dirigersi verso Lampedusa.

 In secondo luogo, in riferimento alle contestazioni relative al codice della navigazione – per il mancato rispetto della diffida della direzione Marittima di Palermo ad effettuare in modo stabile operazioni di salvataggio in mare senza aver ottenuto le opportune autorizzazioni –  la procura sosteneva che  “la mare Jonio non era tenuta a dotarsi di alcuna certificazione SAR”, non essendo ammissibile l’idea di stabilire “un numero massimo di naufraghi imbarcabili” nell’ambito di un’operazione di soccorso.

La procura di Agrigento ha infine ricordato che l’attività di salvataggio di vite umane in mare costituisce un preciso obbligo giuridico per ciascun uomo in mare e non può essere criminalizzato.